martedì 11 ottobre 2011

Prove di coltivazione. Il pomodoro "Canestrino" di Lucca

Il pomodoro "Canestrino di Lucca" è una tipica varietà toscana recentemente riscoperta e riportata in commercio da alcuni agricoltori delle province di Lucca e Pisa.
Ho effettuato il mio test di coltivazione su un terreno argilloso, dopo averne arricchito la struttura aggiungendo compost per evitare che il terreno "pietrificasse" sotto il caldo sole estivo. Essendo sprovvisto di semi, ho acquistato piantine con pane di terra presso un vivaio nella zona di produzione del pomodoro.
Messe a dimora ad aprile e coltivate su sostegni (trattasi di varietà a sviluppo rigorosamente indeterminato) e su due file accostate da tre piante ciascuna, dopo qualche incertezza iniziale le piantine hanno ben presto acquistato il vigore tipico di questa varietà, raggiungendo nel corso dell'estate un buon livello di crescita in altezza, pur limitato dalla natura "ostica" del terreno. Non hanno dato problemi di parassiti o malattie, nonostante non abbia utilizzato alcun prodotto antiparassitario di supporto (quando posso, tendo a evitare anche i derivati rameici).
Venendo finalmente ai frutti, in piena maturazione le bacche si presentavano di dimensioni medio-grandi, con forma variabile a seconda dell'altezza del palco fiorale sul quale erano originate. I pomodori nati sui palchi più alti apparivano più "rotondi" presentavano costolature più marcate, quelli sui palchi più bassi avevano aspetto maggiormente "periforme". Alcune bacche presentavano spaccature sulla parte superiore, che tuttavia non hanno provocato marciumi e non ne hanno compromesso in nessun modo la qualità organolettica.
Il sapore è stato eccellente in tutti i casi. Ottimi in insalata, con basilico e mozzarella.
Qualità da consigliare, la grande qualità dei frutti compensa la scarsa produttività delle piante. Immagino che irrigando con più regolarità e prestando maggiore cura nella concimazione e nella lavorazione del terreno si possano ottenere bacche di dimensioni davvero generose.

domenica 17 luglio 2011

Prove di coltivazione. La cipolla bianca di Lisbona

La cipolla bianca di Lisbona ("white lisbon") è una varietà a ciclo medio-tardivo con giorno lungo (sono necessarie da 12 a 16 ore di luce per consentire la formazione del bulbo). Viene coltivata in tutte le regioni italiane e destinata prevalentemente al consumo fresco.
Si tratta di un ortaggio abbastanza facile da coltivare e che si adatta a diverse condizioni ambientali, a patto di garantire, come con tutte le verdure da radice, un terreno sciolto e ben drenato. La semina andrebbe eseguita in inverno con raccolta estiva oppure a fine estate con raccolta tardo-primaverile, a seconda che si voglia ottenere prodotto fresco o maturo. Nella mia prova di coltivazione ho seminato a novembre per trapiantare in tardo inverno e raccogliere in estate, ritardando un po' il ciclo di coltivazione con una scelta non proprio azzeccata del momento di semina. Com'era prevedibile, la crescita dei bulbi è parsa parecchio stentata nei primi mesi di coltivazione, per poi accelerare di colpo durante la primavera con l'aumento delle ore di luce diurna. Senza particolari cure colturali, con l'unica accortezza di garantire un'irrigazione abbastanza regolare, da maggio a luglio ho raccolto bulbi freschi di discrete dimensioni e di eccellente consistenza. In primavera ho consociato pomodori alle file di cipollotti, senza riscontrare alcun problema di carattere sanitario. 
Ottimo nei soffritti o anche arrostito al forno, il cipollotto può anche essere consumato crudo nelle insalate, alle quali conferisce un sapore rustico e  molto forte, quasi piccante.

venerdì 8 aprile 2011

Diradamento e ripicchettaggio delle piantine

Piantina di zucca appena ripicchettata
Qualche giorno dopo aver dato il via al festival delle semine, cominceremo a vedere i primi dicotiledoni spuntare dalla terra. I semi di insalata saranno i primi a germogliare. Seguiranno basilico, zucche e zucchini, meloni e cetrioli, pomodori, melanzane e peperoni, ecc.
Alcune aromatiche daranno filo da torcere alla nostra pazienza. Il prezzemolo richiede anche oltre venti giorni a germogliare ed occorre talvolta seminarlo più volte prima di riuscire a vedere spuntare qualcosa dalla terra. Attenzione al peperoncino: alcune varietà vi faranno diventare matti.
Una volta viste nascere le nostre piantine, dovremo prenderci cura di loro prima che arrivi il tempo dei trapianti in piena terra. A questo punto, una delle principali operazioni da effettuare è certamente il ripicchettaggio. Si tratta di una manovra con la quale estrarremo le nostre piantine dalla terra e procederemo al trasferimento di ciascuna di esse in un vasetto, per garantire loro lo spazio e il nutrimento necessari a crescere e svilupparsi. Per pomodori, melanzane e peperoni sarà opportuno effettuare questa operazione quando avremo visto spuntare la terza foglia vera. Per le cucurbitacee sarà invece necessario effettuare tale operazione entro una settimana dalla germinazione. Dopo pochi giorni, infatti, le piante di zucca, zucchino, melone e cetriolo diventano particolarmente sensibili agli stress da trapianto.
Nel caso di semine particolarmente fitte, prima di effettuare il ripicchettaggio potrebbe risultare opportuno eliminare alcune piantine tramite diradamento, sacrificando i germogli più deboli e garantendo lo spazio tecnico per le nostre manovre di trapianto. Queste ultime avranno più probabilità di successo se avremo l'accortezza di lasciare attaccato alle radici il pane di terra nel quale queste ultime avranno attecchito. A tal scopo potremmo servirci di un cucchiaio o di un coltello con il quale "tagliare i pani", estraendo con delicatezza piccoli blocchi di terriccio sui quali troveremo ancorate le piantine, cercando di danneggiarne il meno possibile le fragili radichette.

domenica 27 marzo 2011

Il via alle danze

L'aumento delle temperature e il graduale approssimarsi della bella stagione fanno del mese di marzo il periodo ideale per dare il via al festival delle semine
All'aperto sarà così possibile seminare: bietole da orto e da coste, carote, cavoli estivi, cicorie, cipolle, lattughe, patate, piselli, prezzemolo, ravanelli, rucola e spinaci. In semenzai coperti o sotto serre ci si potrà poi cimentare anche con angurie, basilico, cetrioli, fagioli, indivie, melanzane, meloni, peperoni, pomodori, sedano, zucche e zucchini.

Semenzaio all'aperto

Allo scopo di gestire in modo più razionale lo spazio nell'orto, ottimizzare la quantità di semi impiegata e soprattutto anticipare di qualche settimana le coltivazioni, si può ricorrere alla semina in vasetti o contenitori alveolari al coperto. Essa consiste nell'interrare due o tre semi in ciascun contenitore o alveolo di diametro e profondità variabili a seconda della specie coltivata, ponendo il tutto al coperto. Tenendo in tal modo i nostri semi interrati al riparo dalle avversità e dal freddo notturno è così possibile anticiparne la germinazione, ottenendo piantine con pane di terra pronte per il trapianto nell'orto a metà primavera, quando sarà scongiurato il pericolo delle ultime gelate notturne. E' indispensabile che, una volta spuntati i primi germogli, i vasetti siano gradualmete esposti alla luce del sole, magari sotto serra o fra doppi vetri, per evitare l'eccessivo allungamento degli steli e una crescita stentata delle nostre piantine. Nei vasetti dove saranno spuntati più germogli sarà necessario procedere al diradamento, lasciando in ogni vasetto la piantina più bella. Si potrà infine procedere al trapianto dopo tre-cinque settimane dalla germinazione dei semi, estraendo dai contenitori e trasferendo nell'orto le piantine con il loro pane di terra, aumentando in questo modo le percentuali di attecchimento.
 
Piantine di pomodoro in vasetti

Naturalmente, la semina anticipata può essere effettuata solo con le varietà in grado di resistere agli stress da trapianto. Per le varietà particolarmente resistenti, si potrà ricorrere anche alla semina a spaglio in semenzai coperti, ma è opportuno destinare questa tecnica esclusivamente alle varietà in grado di sostenere stress da trapianto a radice nuda, come basilico, pomodori, peperoni, melanzane, cavoli, insalate e cicorie.
 
Dicotiledoni di basilico spuntati in una minuscola serra

sabato 5 marzo 2011

La liturgia delle stagioni nell'orto

Non si potrà certamente seminare di tutto. Ma dopo mesi di letargo invernale poter riempire di vita le fredde aiuole preparate con cura durante l'autunno o i primi semenzai ancora al riparo sotto serrette o fra doppi vetri è un'esperienza che mette adrenalina in circolo nel sangue dell'ortolano.
Molta cautela è ancora richiesta con pomodori, peperoni, zucche, zucchine, cetrioli e quant'altro. Per il momento di questi ortaggi solo dosi omeopatiche, in semenzai o vasetti riparati e destinati a coltivazioni da primizia, per le quali il rischio flop possa considerarsi accettabile. Gli ultimi colpi di coda dell'inverno sono ancora in agguato, meglio rimandare di qualche settimana l'orgia incontenibile delle semine primaverili in piena aria. Al contrario, con spinaci, cicorie, radicchi, lattughe, rucola, valeriana, piselli, fave, ravanelli, bietole e carote potremo rapportarci con più audacia, data la maggiore attitudine alla vita al fresco di questi ortaggi.
I più pigri, che durante l'inverno hanno appeso la zappa al chiodo e riposto i semi nel cassetto di un armadio polveroso, con l'aumento delle ore di luce riscoprono la passione per l'orto. Avranno però un bel da fare a eseguire in tutta fretta i lavori di preparazione del terreno, a vangare, concimare, sbriciolare le zolle e sistemare le prode. La semina è solo l'estasi finale, la conclusione di una lunga serie di fatiche che conferiscono alla liturgia delle stagioni nell'orto un rigore quasi mistico.
 

lunedì 21 febbraio 2011

Il libro del mese

Con l'inizio dell'ultimo mese della triade invernale torna la voglia di orto e con essa gli aggiornamenti al nostro blog. Per riprendere confidenza con la materia e ricominciare a sentire profumo di terra, anche se ancora comodi sulla poltrona accanto al camino, non c'è niente di meglio che sfogliare le pagine di un buon libro. Non un manuale, non un vero e proprio romanzo, ma una sorta di diario delle stagioni nell'orto raccontate da una scrittrice da poco trasferitasi in campagna. Con il proprio apprendistato nei campi, Pia Pera scopre un nuova felicità, quella della riconciliazione con la natura e della ricomposizione del legame spezzato con la terra. Coltivando fiori e ortaggi conosce la beatitudine e la pienezza di cose semplici, come l'attesa per la germinazione di un seme o la scelta del momento giusto per cogliere un frutto, raccontando con delicatezza e sensibilità tutta femminile la scoperta di un modo nuovo di concepire la propria esistenza in un mondo sempre più minacciato da un'economia insostenibile.


Pia Pera
L'orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano
TEA, 2007





sabato 27 novembre 2010

Ortaggi antichi. La cicoria catalogna puntarelle di Galatina

La catalogna puntarelle si distingue dalle altre varietà di cicoria per la caratteristica di formare, al centro della rosa di foglie, un insieme di grossi germogli uniti fra loro a forma di pigna.
Varietà tipica della Puglia meridionale, la puntarelle di Galatina è una caratteristica cultivar di cicoria catalogna apprezzata per la tenerezza del cuore centrale che la rende particolarmente adatta al consumo crudo, in insalata o in pinzimonio. Oltre al primo taglio, mediante il quale viene asportato l'intero cespo centrale, la pianta è in grado di fornire abbondante raccolto di secondo e terzo taglio, con puntarelle che spuntano alla base delle foglie, intorno al colletto. A differenza di quelle di primo taglio, queste ultime non formano un unico cespo ma nascono e vengono raccolte separate le une dalle altre. Sono più adatte per le preparazioni in cottura, saltate in padella o lessate e condite con sale e olio o ancora servite da contorno a tradizionali piatti a base di legumi.
L'abitudine di tagliare opportunamente il cespo di cicoria per favorire il ricaccio di nuovi germogli era particolarmente diffusa nell'antico mondo contadino, quando lo sfruttamento intensivo dei terreni che rende oggi obbligatorio liberare il prima possibile i campi dalle vecchie colture per favorire l'impianto delle nuove, non era ancora una necessità. Viceversa, le ovvie opportunità di risparmio economico, suggerivano di ridurre  al minimo gli scarti e di utilizzare tutto ciò che la pianta era in grado di fornire. 

mercoledì 27 ottobre 2010

Come cominciare a coltivare un orto. Seconda parte: la scelta degli attrezzi

Quando si comincia a coltivare un orto, una buona dotazione di attrezzi di qualità può fare la differenza. Soprattutto se si nutre l'aspettativa di ottenere una variegata fornitura di ortaggi in grado di sopperire a tutte le esigenze della famiglia, cimentandosi così con coltivazioni non sempre facili da attuare, avere a disposizione un'ampia gamma di strumenti adeguati a fronteggiare situazioni differenti diviene condizione necessaria se si vogliono evitare inutili aggravi di lavoro.

L'attrezzatura minima necessaria per iniziare la coltivazione di un orto diventa così la seguente:
- Una vanga di forma adeguata al proprio tipo di terreno, a lama quadrata in caso di terreno sabbioso e sciolto, a lama appuntita in caso di terreno argilloso e pesante.
- Due zappe, una pesante adatta alle lavorazioni di fondo, una leggera utile per le lavorazioni superficiali delle aiuole che precedono semine e trapianti.
- Un forcone, necessario a smuovere a fondo il terreno in situazioni difficili, soprattutto in caso di eccessiva pesantezza del suolo
- Un rastrello, utile a rifinire il terreno in superficie o ad agevolare l'interramento delle sementi
- Un paio di forbici da potatura
- Un coltello, per le operazioni di raccolta degli ortaggi più difficili da asportare dalla pianta
- Un annaffiatoio con doccia a piccoli fori e un tubo di plastica per le irrigazioni
- Una paletta per i piccoli lavori sulla superficie del terreno
- Un metro per la misurazione delle aiuole a della distanza fra gli ortaggi

Oltre agli strumenti appena elencati è inoltre opportuno disporre di un piccolo assortimento di materiali quali canne o pali di legno e legacci per i sostegni le piante che ne abbiano bisogno, reti a maglie larghe per gli ortaggi rampicanti e a maglie strette per le protezioni antiuccelli, teli di plastica scuri per la pacciamatura delle aiuole e trasparenti per tunnel e serre e quant'altro risulti necessario per agevolare la “costruzione” del nostro orto.

Da non dimenticare, infine, tutta l'attrezzatura generica che può essere di qualche aiuto in taluni lavori da effettuare nell'orto. Martello, scure, sega, frattazzo, pinza e tenaglia possono infatti risultare molto utili per la costruzione di serre, sostegni, protezioni per le aiuole e altre strutture che potrebbero rendersi necessarie nell'orto-giardino.

martedì 12 ottobre 2010

Le stagioni nell'orto. Gli ortaggi d'autunno

Selezionando con cura le piante da coltivare, anche in autunno è possibile godere delle soddisfazioni di ortaggi freschi coltivati nel nostro orto. Numerose varietà di cavolfiori, verze e broccoli si adeguano bene alle fresche temperature autunnali. Seminati in semenzaio fra maggio e luglio e irrigati con regolarità nelle prime fasi di coltivazione per scongiurare gli effetti dannosi della siccità estiva, i cavoli regalano copiose raccolte a partire da settembre.  Le verze, i cavoli neri e alcune varietà tardive  di cavolfiori e broccoli possono essere mantenuti in coltivazione anche fino a dicembre e oltre. Nelle zone a clima particolarmente rigido, sarà tuttavia utile predisporre piccole serre e protezioni dal gelo per questi ortaggi nei mesi più freddi. Nelle regioni del meridione d'Italia, al contrario, è opportuno posticipare di molte settimane le varie fasi di coltivazione perchè il caldo torrido e i lunghi periodi siccitosi potrebbero ostacolare la crescita delle piante o favorire pericolose prefioriture.
Superati i torridi caldi estivi, anche sedani, finocchi, carote e parecchie varietà di lattughe e cicorie riscoprono la loro euforia vegetativa con le prime piogge settembrine. L'autunno diventa così la stagione migliore per la raccolta di questi preziosi ortaggi. Particolarmente favorevoli risultano in questo periodo le condizioni climatiche per la coltivazione di indivie e scarole, che vanno copiosamente irrigate d'estate e raccolte prima dell'avvento dei primi freddi invernali, a meno che non si scelga di ricorrere a serre, tunnel o altre protezioni che permetterebbero di prolungarne la coltivazione fino a tutto l'inverno.
Approfittando del clima mite e dell'abbondanza di piogge, quelli di settembre e ottobre sono certamente i mesi ideali per la semina di varietà a cliclo colturale corto o medio-corto come spinaci, cime di rapa, ravanelli, rucola e valeriana, insalate e radicchi da taglio, che in poche settimane consentono di riempire ricchi cestini di verdura sempre fresca.

domenica 10 ottobre 2010

Le news. Il "superpomodoro"

E' comparsa ormai da qualche mese sul mercato italiano una particolarissima varietà di pomodoro che conterrebbe una percentuale del 50% superiore di licopene, potente sostanza antiossidante in grado di contrastare l'invecchiamento cellulare e l'insorgenza di tumori e di alcune patologie degenerative e cardiovascolari. Si tratterebbe, secondo la coldiretti, di una varietà derivata da incroci naturali senza il ricorso a tecnologie OGM. I ricercatori dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Napoli sarebbero infatti riusciti a ricavare il "superpomodoro" incrociando varietà di pomodoro nero con linee pure di San Marzano mediante impollinazione naturale, ottenendo un prodotto le cui caratteristiche nutrizionali si sarebbero dimostrate superiori a qualsiasi altro ibrido attualmente in commercio. Tra le altre caratteristiche che renderebbero questa varietà particolarmente interessante dal punto di vista commerciale, vi sarebbero la forma accattivante della bacca, la pezzatura media (intorno ai 70 grammi) particolarmente adatta alla vendita e la capacità di non disperdere il contenuto di licopene durante la cottura, evidenziata dagli esperimenti condotti in laboratorio. Quest'ultima caratteristica, in particolare, renderebbe il "superpomodoro" particolarmente adatto alla lavorazione da parte dell'industria conserviera.
Difficile valutare quanto tali caratteristiche benefiche siano reali e quanto invece dettate dalla propaganda commerciale. Certo è che le industrie agricole e conserviere stanno puntando non poco su questo prodotto, i cui costi iniziali di coltivazione sarebbero particolarmente elevati rispetto a quelli delle altre varietà. Nel frattempo, aspettiamo che la bacca arrivi sulle nostre tavole per valutarne gli effetti sul nostro palato, magari accanto a una succosa fetta di mozzarella e a qualche foglia di basilico.

Per ulteriori info:
Il superpomodoro in tavola a settembre